Monologo teatrale per Massimo Sannelli
[…]
Silenzio!
Smettete di costruire altra attesa
di violentare nel tempo promesse.
Smettete di vestire parole di lana
di vetro della vostra paura.
Spogliatevi dal vostro riflesso,
per specchiarvi nel mostro da voi partorito
di un amore che affama e che appaga.
Hanno detto tu sei così
Spalancate le quinte del buio e cercate !
Sono quello che corre fino a crollare
e di notte veglia l’agonia delle ombre
salvate dal carro funebre dell’alba.
Sono quello che dipinge sassi
che dice io ci sono voi invece
dove? Non vedo.
Voi che dite ti voglio bene sapete volere
il bene? Sapete di chi?
E che i luoghi sono d’anima e
li colmano persone di luce?
Sapete la luce?
Innaffiarla del nostro vedere?
Lo spavento dell’acqua?
E quale sarà la sua fonte se lei
è già di tutto la madre?
La realtà è da sempre davanti.
Siamo noi che vegliamo, svegliamo.
L’addormenti se il passo è veloce.
Hanno detto tu sei così
Spalancate le quinte del buio e cercate !
Io sono nella preghiera di vento
del bambino che voglio tornare
perché meglio di me vi sapeva
nell’amen degli inizi perpetui
dove avete costretto lo sboccio
per timore dell’albero immenso
e lo slancio del verso
Mi vedete ? Cosa vedete ?
I mille sé che spaccio per me?
I “se” dei vostri alibi ignobili?
O la linea bianca di denti tracciati
allo specchio, che vi ride e deride?
La luce che accendo a velare altra luce
più vera che acceca?
Sono quello che chiama tempeste a stordirvi
per coprire lo schianto del ferro del dire
che spacco sopra l’incudine del buio.
È la fame atavica del bene carne morta
ad attirare di giorno avvoltoi?
Mangiate pure voi stessi per non vivere.
Mi renderete intera la polpa dei pensieri.
Hanno detto tu sei così
Spalancate le quinte del buio e cercate !
Sono quello che siede sulla riva del lago
davanti all’acqua e che chiede per dono
per i peccati non commessi e le colpe
scommesse perdute
Sono quello alla sbarra
banco dei testimoni del buio
prego che la bellezza si assolva
e scagioni da sé l’innocenza.
Hanno detto tu sei così
Spalancate le quinte del buio e cercate !
Ho incarnato le vostre visioni
perché non avete un come da offrirmi
Ho implorato l’assoluzione
di non essere invano già stato
quello che voi non sapete
né quello che volevate.
Sono il bambino che smania
d’avere nome di luce eloquente
per nominare il come che avviene.
Sono quello avvolto dal nerbo
di una pelle spessa di solitudine
che non segna la vostra presenza.
Scivola il palmo avverto soltanto
i cunei molli delle vostre parole
e quando tornate sono una rete
che di fori tremendi vi avvolge.
Hanno detto tu sei così
Spalancate le quinte del buio e cercate !
Sono io che vi abbraccio e vi fermo
il sangue naufrago che vi conosce
e vi pone il palmo sul petto perché
il battito svela qualsiasi menzogna.
Quello col cuore ai blocchi
tagliola scatta e che morde
quel silenzio ignorante
di un solo pensiero che sia
innocente!
Perché proprio chi è malato ti dice
malato e ti ammala.
Voi che gettate sguardi, e incontri,
e momenti. Mentre sfilano davanti
abbandoni e nel silenzio che si allarga
ad annegarti il vostro spaventoso
Non sei niente.
Se le parole non fossero piombo
Forse potremmo
[…]
Chiara De Luca