COLLANA CHIARA
Poesia italiana contemporanea
STEFANO SERRI, Nonostante la fine del mondo. Poesie tra le crepe dell’Emilia
Prefazione di Marco Bini
Con una nota di Alberto Bertoni
ISBN 978-88-96263-76-1
pp. 72, € 12,00
Ciò che Stefano Serri sa fare – e lo sa fare bene – è non cadere nel lirismo troppo acceso, pur non rinunciando a puntare verso la vetta. In questo, un grande pregio della sua poesia – e un pregio che rende Nonostante la fine del mondo un raro esempio di libro “a tema” ben riuscito in forma e sostanza – è quello di evitare una troppo scoperta poesia del quotidiano, come un ciclista evita le buche. In questo esperimento si poteva fallire in diversi modi, due su tutti a parere di chi scrive: esagerare nel compianto, o abbandonarsi alla retorica dei piccoli gesti che salvano. Le due cose, in realtà, coesistono nei componimenti di questo volumetto, ma le dosi sono ottimali, e l’amalgama garantito da una lingua pulita e accessibile – nonostante le dolorose e spesso suggestive inarcature della sintassi – restituisce un elaborato di grande effetto e sicuro piacere della lettura.
Dalla prefazione di Marco Bini
[…] l’intento di Serri non è nostalgico né celebrativo, bensì a pieno titolo conoscitivo, nel suo intreccio vertiginoso di dati memoriali, soprassalti onirici, dati diaristici ed evenemenziali, polifonie autenticamente dialogiche: una poesia essenziale e benissimo ritmata – la sua – che, fatto assai raro in un giovane, svela da subito la necessità profonda del verso, fondato su un equilibrio prosodico davvero ragguardevole.
Dalla nota di Alberto Bertoni
Le parole frugano l’aria
Le parole frugano l’aria
(quello che trovano chissà a chi lo danno)
premono il ponte tra il labbro e il palato
come ossa di uccello che cercano l’ala
arrivano a un senso comune o sensume
sillabato colpendo un corale silenzio
le parole sfregano l’aria e si sfogano
fingono che non esista indicibile
(mettici Dio l’acuirsi di un trauma l’amore)
le parole credendosi polvere sempre fuggivano
invece innescano lampi nel fango
militanti contro la morte anche errando.
Mappa e corpo
Come potrò ridarti mappa e corpo
senza le vene della strada senza
le spose verticali le tue torri
quei segni dentro i sassi quei miracoli
che nella superficie della pietra promettevano
di oltrepassare ogni crepa credendo?
cosa sono le stelle se non sai dove nascere?
le porte sbattono i divani in piazza
i cartelli delle strade sono bianchi
il vento è il solo orefice di rotte
non ho più lingua senza case per parlarla.
Come farà quest’anima a lavarsi
Come farà questa anima a lavarsi
se la pioggia appena basta per scansare
il primo velo ruvido di polvere
per leggere nei campi e nei cortili
tra le apparenze la solidità del verde?
nessun concerto nel giardino ma la nuvola
che già accordava le sue gocce tace
mentre la guazza è scesa sotto terra
a suggerire al verme d’affacciarsi
nemmeno un temporale solo un pugno
aperto senza far cadere molto e senza
bagnarci con un getto di speranza
lascia su tutto una polvere più scura.