
El Rodaballo
Enrejado,
son mis límites al acecho.
Mis bordes definen el cuerpo,
no se expande lo que no ves,
y el ojo unido al suelo
que hasta la palabra se vuelve estrecha
Alguien sentado en la estepa,
es una prótesis de mi cuerpo:
por él canto, por él pienso,
y su mente la tengo enterrada en el fango.
Algún día, me lanzarán un guijarro,
en su caer desgarrará la noche que conozco,
y al herir mi costado,
la herida será el vacío entre la luz del sol y este diminuto contorno,
y sabré que todo fue en vano.
Esperar y callar es lo que queda.
¿Acaso supurará la penumbra en mis vertebras?
(De Osario de criaturas perplejas)
Il Rombo
Recintato,
sono i miei confini in agguato.
I miei bordi definiscono il corpo,
ciò che non vedi non si espande,
e l’occhio unito al suolo
che fino alla parola si fa stretta
Qualcuno seduto nella steppa,
è una protesi del mio corpo:
per lui canto, per lui penso,
e la sua mente l’ho sepolta nel fango.
Un giorno, mi getteranno un ciottolo contro,
in suo cadere strapperà la notte che conosco,
e quando mi ferirà al fianco,
lo sfregio sarà il vuoto tra la luce del sole e questo esile contorno,
e saprò che tutto fu in vano.
Sperare e tacere è quello che rimane.
Forse suppurerà la penombra nelle mie vertebre?
(Da Ossario di creature perplesse)
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