COLLANA SWALLOW – Poesia della migrazione
Abdellatif Laâbi, A ricomporre il colore dei suoi occhi.
Poesie e altri testi scelti, 1966-2014
Testi scelti dall’autore
Introduzione e traduzione di Chiara De Luca
978-88-99274-08-5
pp. 688, € 16
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“Le più belle poesie / si scrivono sopra le pietre” scrive Alda Merini, “coi ginocchi piagati / e le mani aguzzate dal mistero.” E Abdellatif Laâbi le sue poesie più belle le ha scritte in una cella di prigione in Marocco, dove è stato confinato in ragione delle sue idee e della sua attività letteraria, dove ha subito le più atroci torture e spietate umiliazioni. Le poesie più necessarie e urgenti, quelle più potenti Laâbi le scrive ogni volta che torna in quella cella, nella solitudine e nel silenzio, nel dolore e nell’assenza di risposte che fanno levare e riecheggiare la sua voce con forza contro l’ingiustizia, contro ogni genere di prepotenza e sopraffazione. Di fronte al male il poeta non chiude mai gli occhi, neppure quando se ne trova sommerso e all’apparenza sopraffatto e schiacciato. Perché il poeta è per Laâbi colui che ha il compito di sobbarcarsi il male, il proprio e quello del mondo, di viverlo interamente, fino in fondo, per restituirci la parvenza di un senso. Il poeta non può in alcun modo sottrarsi al proprio compito, al dovere morale di guardare in volto il nemico, di sbugiardarlo, spogliando – con la sola forza delle parole e l’ardore del grido – i suoi carnefici, abbruttiti e disumanizzati fino al ridicolo, fino al grottesco. Anche una volta uscito di prigione, il poeta tornerà spesso con la mente agli anni terribili trascorsi in carcere. E lo farà senza remore, rivisitando i luoghi di un martirio che non ha perché, di una ferocia che non ha ragioni. Anche a distanza di anni dalla sua scarcerazione, dall’esilio francese, vissuto “con il Marocco nel cuore”, Laâbi affronta, ripercorre e rivive tutto il male subito, in prima persona e dai suoi compagni di sventura, e ritrova la lucida rabbia che lo aiutò a sopravvivere all’orrore. La sua poesia si fa protesta, la sua voce si leva in nome di tutti coloro cui la voce è stata sottratta, il suo verso diviene grido collettivo contro la degradazione che l’umano subisce quando va contro l’umano, e dunque contro se stesso, prima ancora che contro qualsiasi dio, o idolo, o simulacro, o proiezione ideologica, prima ancora che contro la legge. Perché non c’è ingiustizia più grande, non c’è sacrilegio più esecrabile, non c’è delitto più turpe che infliggere dolore ai propri simili, consapevolmente, deliberatamente, e senza alcuna ragione oltre l’aberrazione di un simulacro di religione che si fa pretesto e strumento di morte.
Dall’introduzione di Chiara De Luca
Personne ne parlera
dans la langue archaïque de l’âme
avec cette musique de cœur qu’on écorche
et ce murmure de larmes fendant la pierre
Avec ces mots taillés dans les racines
et le bec recourbé de l’aigle
Avec le tonnerre qui ricane
le feu qu’on avale et recrache
Avec la panique
et la promesse des sept fléaux
Avec l’étoile qui apparaît
et le délire qui fait sens
Avec la horde en prière
et les tyrans qui meurent
d’un étrange mal de tête
Mais où sont les prophètes d’antan ?
Nessuno parlerà
nella lingua arcaica dell’anima
con questa musica di cuore che si scortica
e quel mormorio di lacrime che fendono la pietra
Con quelle parole intagliate nelle radici
e il becco ricurvo dell’aquila
Con il tuono che sghignazza
col fuoco che s’inghiotte e risputa
Con il panico
e la promessa di sette flagelli
Con la stella che appare
e il delirio che ha senso
Con la folla in preghiera
e i tiranni che muoiono
di uno strano mal di testa
Ma dove sono i profeti di un tempo?
une immense écoute
des yeux, de la langue
de la matrice
des sexes incandescents
Que les enfants se réveillent
de leur naïve hibernation
Que les femmes reviennent
de leur double exil
Que les mâles se mettent enfin
en quête de leur identité
Il faudra qu’une soif inconnue
nous tenaille
Il nous faudra une nudité
que même la peau ne pourrait travestir
Ma ci vorrà
un immenso ascolto
degli occhi, della lingua
della matrice
dei sessi incandescenti
Che i bambini si sveglino
dalla loro ingenua ibernazione
Che le donne ritornino
dal loro duplice esilio
Che i maschi si mettano infine
in cerca della propria identità
Ci vorrà che una sete sconosciuta
ci attanagli
Ci vorrà una nudità
che neppure la pelle potrebbe travestire
La fenêtre cédera un jour
lorsque les hommes n’y pourront rien
et qu’ils n’auront en guise de mains
que des moignons pourris
peu habiles à compter l’argent
Lorsqu’ils perdront la vue
à force d’éviter le regard de leurs semblables
Lorsque la bête les aura rongés
jusqu’à la corde de leur graisse d’orgueil
Lorsque la puanteur de leurs idées
fera fuir même les dieux
qu’ils ont calomniés d’existence
La finestra cederà un giorno
quando gli uomini non potranno farci niente
e non avranno per mani
che putrefatti monconi
poco atti a contare il denaro
Quando perderanno la vista
a forza di evitare lo sguardo dei loro simili
Quando la bestia li avrà rosicchiati
fino alla feccia del loro grasso d’orgoglio
Quando il tanfo delle loro idee
metterà in fuga anche gli dei
che hanno calunniato d’esistere
Les rêves viennent mourir sur la page
Un à un
les rêves viennent mourir sur la page
Ils se sont donné le mot
ils viennent de partout
pour mourir sur la page
comme les éléphants dans leur cimetière
J’assiste à leurs convulsions
ne peux tendre un verre d’eau
Je les regarde pour la première fois
pour la dernière fois
avant de les envelopper dans le suaire de mes mots
et les déposer sur la barque menue
qui fut jadis leur berceau
Le courant les emporte
et bien vite me les ramène
comme si le large n’était pas là-bas
mais ici sur la page
I sogni vengono a morire sulla pagina
L’uno dopo l’altro
i sogni vengono a morire sulla pagina
si sono dati la morte
vengono da ogni dove
per morire sulla pagina
come elefanti nel loro cimitero
assisto alle loro convulsioni
non posso porger loro un bicchier d’acqua
li guardo per la prima volta
per l’ultima volta
prima di avvolgerli nel sudario delle mie parole
e depositarli sulla minuscola barca
che un tempo fu la loro culla
La corrente se li porta via
e ben presto me li riporta
come se il largo non fosse laggiù
ma qui sulla pagina
Ton rire
franc
mais plus franc
que ce que la belle expression
laisse entrevoir
C’est toute une composition
une cantate
avec les récitatifs des lèvres
le chœur à l’unisson des dents
l’air entraînant
qui secoue la partition du visage
fait vibrer la poitrine
renverser la tête
et fermer à moitié les yeux
pour que des escarbilles de malice
y crépitent allégrement
Ton rire
ma bouée de sauvetage
l’hymne de ma joie
ma juste rétribution
quand je me mets en frais
d’intelligence
La tua risata
franca
ma più franca
di quanto la bella espressione
lasci intravedere
È tutta una composizione
una cantata
coi recitativi delle labbra
il coro intonato dei denti
l’aria travolgente
che scuote la partitura del viso
fa vibrare il petto
rovesciare la testa
e socchiudere gli occhi
affinché la carbonella di malizia
vi crepiti allegramente
La tua risata
mio salvagente
l’inno della mia gioia
la mia giusta retribuzione
quando non bado a spese
d’intelligenza
Le problème que j’ai avec la société
et jusqu’à mon entourage
c’est que je prends tout mon temps
et élève au rang d’art la distraction
J’abandonne volontiers la course
aux gagneurs
aux accumulateurs et autres tueurs
À la voie royale
des apprentis dominateurs
je préfère le sentier, la lisière
là où les oiseaux ne chantent pas encore
en service commandé
et l’herbe intelligente pousse à vue d’œil
là où l’errant a une chance
de rencontrer son frère
et qui sait son peuple
là où l’on sent son cœur battre
et que les questions essentielles affleurent
Saura-t-on un jour
que le vrai centre
se situe dans la marge ?
Il problema che ho con la società
e perfino il mio entourage
è che mi prendo tutto il tempo necessario
ed elevo al rango d’arte la distrazione
Abbandono volentieri la corsa
ai vincitori
alle batterie e agli altri assassini
Alla via reale
degli apprendisti dominatori
preferisco il sentiero, il margine
là dove gli uccelli non cantano ancora
su ordinazione
e l’erba intelligente spunta a vista d’occhio
là dove l’errante ha una probabilità
d’incontrare suo fratello
e forse il suo popolo
là dove sente il cuore battere
e che le questioni essenziali riaffiorano
Si scoprirà un giorno
che il vero centro
si trova al margine?
La mer s’est recouverte du voile opaque de la nuit. Sa respiration d’amante inassouvie te parvient, portée par une brise hors saison. À peine revenu sur terre, le corps criblé d’étoiles, tu es aux prises avec une autre captation. Assurément, la vie d’ici-bas ne t’a pas quitté, elle qui t’a révélé que l’écoute, le regard et l’odorat sont autant de catégories du désir. De celui-ci d’ailleurs, la vie n’est-elle pas une simple émanation ? Bien avant l’acte de tes géniteurs, tu as donc été désiré. Façon inédite de poser la question des origines.
Ainsi, la mer t’a parlé dans son rêve décousu.
Il mare si è ricoperto del velo opaco della notte. Il suo respiro d’amante insoddisfatta ti giunge, portato da una brezza fuori stagione. Appena tornato a terra, col corpo crivellato dalle stelle, sei alle prese con un’altra captazione. Certo, la vita di quaggiù non ti ha lasciato, lei che ti ha rivelato che l’udito, lo sguardo e l’odorato sono altrettante categorie del desiderio. Del resto, la vita non ne è forse una semplice emanazione? Dunque è molto prima dell’atto dei tuoi genitori che sei stato desiderato. Modo inedito di porre la domanda delle origini.
Così, il mare ti ha parlato nel suo sogno sconclusionato.
Quelque part au pays de l’intime. La cahute se transforme en une vraie maison avec des escaliers lumineux qui débouchent sur une terrasse donnant sur la mer. Un luxe, à l’évidence. Pourtant, tu te sens toujours démuni, ou du moins prêt à renoncer sans hésitation à ce que l’on assimile de près ou de loin au confort. L’âme de moine que tu as contractée dans ta cellule s’est enrichie de l’esprit de dérision. Le renoncement peut s’effectuer dans la joie. « Nudité, ô ma demeure ! » lances-tu en direction des vagues. J’aurai hanté ce promontoire, non pour jouir des merveilleux couchers du soleil et guetter le rayon vert, mais pour m’assurer de mon propre éveil, préméditer ce mouvement de la pensée n’appartenant qu’à l’homme et grâce auquel on parvient à lire derrière les lignes du ciel, soulever la mer afin qu’elle submerge le miroir des étoiles et recueillir dans la paume, ne serait-ce qu’une fraction de seconde, l’infini de soi et de l’univers.
Sans quoi la réconciliation avec la vie, donc la mort, demeure illusoire.
Da qualche parte nel paese dell’interiorità. Il tugurio si trasforma in una vera casa con le scale luminose che sfociano su una terrazza che dà sul mare. Un lusso, all’apparenza. Tuttavia, ti senti sempre sguarnito, o se non altro pronto a rinunciare senza indugio a ciò che, in un modo o nell’altro, assimiliamo alla comodità. L’anima di monaco che hai contratto in cella si è arricchita dello spirito di derisione. La rinuncia si può effettuare nella gioia. “Nudità, oh la mia dimora!” Prorompi rivolto alle onde. Avrò abitato questo promontorio, non per godere dei meravigliosi tramonti del sole e spiare il raggio verde, ma per assicurarmi del mio stesso risveglio, premeditare questo movimento del pensiero che appartiene solamente all’uomo e grazie al quale riesco a leggere dietro le linee del cielo, sollevare il mare affinché sommerga lo specchio delle stelle e raccogliere nel palmo, fosse pure solo per una frazione di secondo, l’infinito del sé e dell’universo.
Diversamente la riconciliazione con la vita, e perciò con la morte, resta illusoria.
Abdellatif Laâbi è nato nel 1942, a Fès. La sua opposizione intellettuale al regime ha fatto sì che fosse arrestato e incarcerato per otto anni. Liberato nel 1980, è andato in esilio volontario in Francia nel 1985. Da allora, vive (con il Marocco nel cuore) nella banlieu parigina. Il suo vissuto è la sorgente primaria di un’opera plurale (poesia, narrativa, teatro, saggistica) posta alla confluenza di culture differenti, radicata in un umanesimo battagliero, intrisa d’ironia e tenerezza. Ha ricevuto il Prix Goncourt de la poésie nel 2009, e il Grand Prix de la francophonie dell’Académie Française nel 2011. Sue opere sono tradotte in varie lingue, tra cui arabo, spagnolo, inglese, tedesco, italiano, olandese, turco. Laâbi stesso ha tradotto dall’arabo molti autori contemporanei (Mahmoud Darwich, Abdelwahab Al-Bayati, Mohammed Al-Maghout, Saâdi Youcef, Abdallah Zrika, Ghassan Kanafani, Qassem Haddad, tra gli altri.)