Una delle voci più limpide della poesia europea del nostro tempo, ma anche custode e interprete in Francia della poesia italiana. Jean Baptiste Para non solo è il traduttore di Cristina Campo, di cui coglie come pochi, trasportandola per di più in un’altra lingua, la lezione di intransigenza della parola e di profondità, ma è interlocutore privilegiato di alcune voci fondamentali della nostra poesia contemporanea, a lui si devono infatti le traduzioni in francese di De Angelis, Conte, Anedda. Con questi autori non a caso condivide alcuni tratti: la capacità di creare una visione ancestrale, quasi fermata in una luce di icona; la forza granitica della lingua costantemente in dialogo col silenzio; la cantabilità tesa, mai facile eppure vitale. Oggi Parco Poesia ospita un dono prezioso: Jean Baptiste Para ci offre questa silloge ancora inedita in Italia, che perfettamente mostra l’altezza della sua poesia; nel susseguirsi dei movimenti diventa una fiaba e una preghiera, e come tale, con il suo “tu” e tutti i suoi animali, accoglie ma conserva un punto misterioso e inaccessibile, quella zona di luce nascosta che è l’enigma e la cifra della poesia di Para, qualità talmente intrinseca alla sua voce che neppure nella traduzione si perde, e rende riconoscibile l’autore, perfino – cosa rara e solo dei grandi – quando lo si legge in un’altra lingua.
Doveroso ringraziare Chiara De Luca, che dell’autore è oggi l’editore italiano, per averci portato questa perla, da leggere e rileggere fino a portarla sempre al collo.
Isabella Leardini
LAROMIRA
Pardonne-moi si je te dis à l’oreille des choses tristes
Quand j’entends le bruit de mes pas dans mes os
Un silence m’a sauvée du mot
Un autre silence sauvera le mot
Et le vent sera ma demeure
Perdona se ti dico all’orecchio cose tristi
Quando sento nelle ossa il fruscio dei miei passi
Un silenzio mi ha salvato dalla parola
Un altro silenzio salverà la parola
E il vento sarà la mia dimora
J’ai vu nager les étoiles et j’ai vu les beaux reins du lièvre
J’ai appris qu’en allant de rivière en rivière
Rien n’était véritablement loin
J’ai longtemps tourné une bague à mon doigt
J’ai appris que l’on pensait autrement dans le froid
Et le vent sera ma demeure
Ho visto nuotare le stelle e ho visto le reni belle della lepre
Ho appreso che andando di fiume in fiume
Niente era lontano veramente
A lungo ho rigirato un anello al dito
Ho appreso che al freddo si pensa altrimenti
E il vento sarà la mia dimora
Il pouvait neiger dans toute l’étendue de mes veines
La patience était en moi comme le pain sur la table
Mes pouces façonnaient des visages d’argile
De la main gauche je savais aérer le lait
Il y avait dans mes yeux un peu d’ambre
Un peu du vert de nos marais
El le vent sera ma demeure
Poteva nevicarmi per tutta estensione delle vene
La pazienza era in me come in tavola il pane
I miei pollici forgiavano volti d’argilla
Con la mano sinistra sapevo girare il latte
Avevo negli occhi un filo d’ambra
Un filo di vento delle nostre paludi
E il vento sarà la mia dimora