COLLANA KREIS – Poesia tedesca contemporanea
Steffen Mensching, Quel certo non so che
Prefazione e traduzione di Chiara De Luca
ISBN: 978-88-99274-22-1
PP. 272, € 12
Attivo da sempre come attore e cabarettista – dapprima in duo con Hans-Eckardt Wenzel, poi da solo – , Steffen Mensching ha voluto vivere della propria arte, svolgendo molteplici lavori differenti per potersi sostentare, prima di divenire direttore del teatro di Rudolfstadt, all’età di 50 anni. I suoi versi non si alimentano tanto di ideali e utopie, quanto della dura esperienza di vita e del costante contatto con la realtà da cui scaturiscono. La poesia di Mensching non è mai gridata, piuttosto nutrita di un disincanto che disvela l’illusione con calma lucidità, scevra di rabbia e rancore, che sono già stati elaborati nell’intimo del poeta. Mensching si rivolge al suo lettore con un linguaggio diretto, tagliente, a tratti spoglio, che rifiuta gli orpelli e gli artifici della letterarietà, ma al contempo spiazza per inconsueti accostamenti e inattesi cambi di piani prospettici e spostamenti del punto di vista. La sua solitaria protesta e la sua arguta critica non implicano precise appartenenze, né specifici orientamenti. L’obiettivo della lama del suo verso è mobile, e con esso si sposta lo sguardo del poeta, osservatore attento, talvolta chirurgico nel taglio che si abbatte sulle chiuse. Non c’è infatti animo più consapevole e oscuramente dolente di chi per lavoro ha saputo far ridere la gente.
Dalla prefazione di Chiara De Luca
Angeln vor Öland
Für Herbert, Matthias und Micha
Mit Ruten, Rollen, Blinkern, Pilkern,
Wobblern und Würmern, Haken
und Ösen, die Salmoniden im Sund
das Fürchten zu lehren, zogen wir,
an Scheren vorbei, in Richtung
der Sonne, hinaus auf offene See,
am Abend, in Richtung der Sonne,
ans Ufer zurück, fünf Tage, voll
Sehnsucht auf Fang, die Hand
in den Sehnen, umsonst. Kein Lachs,
Dorsch, weder Forelle noch Flunder,
Aal, Hecht oder Barsch (nicht mal
Kaulbarsch) biß an, das Echolot
(Hightech, verfluchte) zeigte, Schwärme
schwammen gemächlich ums Boot, wir
schwitzten, drillten, rollten,
trollten, zupften, lupften
die Schnüre mit Geschick und dem Mut
verzweifelter Männer, ab und zu
gewahrte einer, wie aus Versehn,
des weichen Lichts über den Inseln,
der Wacholderbäume und Gänse, während
ein anderer, abwesend, Schlick hakend,
sagte (zum tausendsten Mal): Ich
begreifs nicht. Hinterm Motor,
der Steuermann, rügte: Der Köder
ist falsch, der am Bug sprach:
das Wetter, der Echolotse: Die Stelle.
Die falschen Männer, meinte der Mann
mit dem ewigen Fitz. Die Fische
lachten uns aus, wir, in Krämpfen,
über Bord hangend, hip oder high,
lachten mit ihnen im Chor Tränen
ins salzige Wasser, was für ein Gaudi,
auf ganzer Linie zu scheitern, Freunde,
nichts töten zu können, was
für ein Elend, welch ein Mordsspaß.
Pesca al largo di Öland
Per Herbert, Matthias e Micha
Con bacchette, rotoli, lampeggiatori,
avvisatori, wobbler e vermi, ami
e occhielli, i salmonidi a Sund
il timore d’imparare, filammo,
davanti ai faraglioni, in direzione
del sole, e oltre verso il largo,
a sera, in direzione del sole,
di nuovo verso la riva, cinque giorni, pieni
di desiderio di preda, la mano
sulle lenze, invano. Niente salmone,
merluzzo, né trota, né pianuzza,
anguilla, luccio o persico (neppure
acerina) abboccò, l’ecoscandaglio
(maledetta high-tech) mostrava che branchi
nuotavano placidi attorno alla barca, noi
sudavamo, svolgevamo, riavvolgevamo,
strisciavamo, tiravamo, sollevavamo
le lenze col talento e il coraggio
dei disperati, di tanto in tanto
uno si accorgeva, come per caso,
della luce tenue sulle isole,
di oche e ginepri, mentre
un altro, assente, agganciando melma,
diceva (per l’ennesima volta): Io
non capisco. Dietro al motore,
il timoniere rimbrottava: è l’esca
che non funziona, quello a prua diceva:
il tempo, il sonar: la posizione.
I falsi uomini, pensò quello roso
dall’eterno risentimento. I pesci
ci deridevano, convulsamente
appesi fuori bordo, hip o high,
ridevamo con loro lacrime in coro
nell’acqua salata, che spasso
fallire su tutta la linea, gioia
di non poter uccidere, che
sfiga, da ammazzarsi dalle risate.