Guy Goffette, Verlaine d’ardesia e di pioggia

Collana Sguardi – Saggistica
Guy Goffette, Verlaine d’ardesia e di pioggia
ISBN 978-88-96263-57-0
pp 148, € 12

Lo scisto è un sole raffreddato, imprigionato nella pietra. È anche un fiore, vecchio di migliaia e migliaia di anni; qualcosa a mezza via tra il papavero e il cardo, e per di più spento, ma che s’irradia ancora nella giornata a certe ore, le più fragili. All’alba, per esempio, e al cominciare della sera.

La pioggia, che luciderebbe il più sporco dei cenci, annega il sole dello scisto, e il fiore bigio che avrebbe dovuto risvegliare, al contrario lo stordisce, lo scurisce ancor più, lo rattrista come un lillà appassito.

Tutto il paese, al contempo, ne è colpito. Le case si richiudono su se stesse, sprofondano nella campagna grigia. Quasi ci inciamperemmo, se non facessimo attenzione a dove mettiamo i piedi.

Fortunatamente, ci sono le ardesie. Tagliato in brandelli sottili, il sole dello scisto torna in breve mordace, e il fiore che credevamo spento ritrova all’istante freschezza e fulgore.

Perché ciò avvenga è anche necessario che pioviggini o che vi sia foschia.

La fata ardesia allora dispiega sulla tavola della sera tutto il suo gioco di sfumature, ed è discrezione delle erbe mediche quando tutto ride nei dintorni, schiamazza o strilla; è l’occhiata opaca che seduce gli abeti allo sfoggio della loro uniforme da parata; è la fluorescenza quando tutto giace sconsolato, ingrigisce o resta afflitto; è la grande conversazione dei tetti con la luna che se ne stupisce; sono tutte le Ardenne in sogno che discendono la Meuse; è Verlaine che passa. Silenzio! Silenzio!

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