Roberto Agostini, onde del ritorno
ISBN 978-88-96263-61-7
pp. 88, € 12
“il dolore è secco. / Aprendo la botte e fino in fondo mescendo.” Scrive Roberto Agostini nel suo “Epigramma della foresta”. Sintetizzando il miracolo alchemico della creazione poetica, che esplode soltanto se ci caliamo a occhi chiusi negli abissi del dolore, per berlo fino in fondo, fino al greto del fiume, dove il sangue secca e raffredda, ma l’esperienza non cessa di pulsare, di ferire e al contempo resuscitare. L’io poetico si fa voce nuda del proprio vissuto, personificandolo in ogni gesto e in ogni parola, si fa tuffatore degli abissi e si fa profondità, greve peso e gravità che risolleva, nell’estrema libertà solare di bruciare fino a farsi identità di cenere azzurra, Terra: “Tu sei cratere e io un mare / improvvisamente refluito / e dell’abisso lassù la cenere azzurra / chiamata Terra / noi distanti prosciugati dalla / libertà solare / come due abissi / e tutto il cosmo”. Nella poesia di Agostini l’Altro è voragine che contiene, che si lascia colmare e livellare, del soggetto che diviene uno nella ricerca del senso del proprio esserci in funzione dell’esserci dell’alterità, del diverso, spesso ostile e distante, altre volte miracolosamente accogliente.
dalla prefazione di Chiara De Luca
Milano
Spogliati in autunno, veniamo dai letti,
coperture, soffici, umbrae,
schiere, tralasciati o interrotti con lampade
appena
Spogliati della fonte inestinguibile, che non sapevamo, capiamo,
il lumicino e la sua corda, per queste giornate e queste labbra di cera