Michele Gangale, Attraversamenti
ISBN 978-88-99274-51-1
pp. 100, € 12
La poesia riscopre il dolore antico legato allo spaesamento, alle partenze, in tempi e contesti diversi, dalla Calabria del passato, dal paese calabrese arbyresh di origine alle città e ai territori di confine del Nordest dove l’autore vive, alle terre lontane visitate o legate all’immaginario.
Spinte profonde, talvolta misteriose, muovono chi attraversa. Esse si manifestano nei percorsi dei migranti di ieri e di oggi, nei percorsi dei camminatori, nelle esistenze che conoscono il disagio e la povertà e che vivono nell’immaginario la partenza e la fuga.
Trovano rilievo nella raccolta alcuni mutamenti sociali di grande portata che caratterizzano la società e le città italiane a partire dagli anni Ottanta del Novecento, quando approdano nel nostro paese migranti, arrivano profughi scampati alle guerre. Si rinnova così una storia antica legata all’esperienza migratoria. I migranti e i profughi nella loro nuda vita esprimono bisogno di riconoscimento, bisogno di ricominciare, ove mai ciò sia possibile.
In tale contesto nuovo, i miti e le suggestioni legati alle memorie familiari e sociali, agli scenari paesani e alla cultura antropologica del profondo sud ricompaiono e incrociano la sofferenza antica legata ai passaggi, alla fatica a trovare una casa e di ricomporre la vita.
Uno sguardo poetico mosso, una poesia che compone per brevi illuminazioni e scorci, e che sosta sulle cose con quella sobrietà e quel pudore che era proprio dei narratori popolari del passato quando richiamavano eventi problematici e densi di interrogativi, quali il passaggio, la partenza, la finitudine.
M.G.
Destino
A quest’ora
nel borgo raccolto
le tenebre portano il sonno
alle pietre.
In piazza grande
si ritrovano i morti,
che scendono nelle sere invernali.
Le nebbie nascondono i lampioni,
i boschi chiudono i dolori.
A maggio il fiume ingrossa,
trascina sempre qualcuno.
(1971)