Collana Antracite – Narrativa
Jorge Reis-Sá, Tutti i giorni
ISBN: 978-88-99274-57-3
pp. 200, € 15
Tutti i giorni è un romanzo corale, dove le singole voci dei protagonisti si alternano e intrecciano per narrare il presente e ricostruire il passato di una famiglia sulla quale aleggia un segreto inconfessabile, un’ombra estesa, come quella proiettata da Manuel Augusto sul fratello minore José Fernando. José Fernando è il fratello con la testa a posto: direttore di banca, sposato con Manuela, padre del piccolo Rafael, gioia della casa. Manuel Augusto è il figliol prodigo, che lascia gli studi per diventare scrittore, che lascia il lavoro “della gente” per annientarsi in un corpo a corpo notturno con le parole, fino alla morte. Fernando invidia ad Augusto la vita che avrebbe voluto per sé, l’amore del padre António, l’orgoglio con cui parla del figlio maggiore. Ma il figlio perfetto si sente al contempo in colpa per avere tanto desiderato la morte del fratello usurpatore, come se questo avesse contribuito a causarla, causando anche quella di nonna Cindinha, spentasi soltanto pochi mesi dopo, portando con sé il terribile segreto che il nipote le aveva confessato in punto di morte. Alla voce di Fernando, che rievoca l’infanzia e i giochi con il fratello, e i tempi in cui la grande casa familiare era ancora piena di parole e di sorrisi, si alternano quelle della moglie Manuela, di papà António, ex operaio e di mamma Justina, ex impiegata di un ambulatorio medico, ora tutta dedita al suo giardino, ai polli, alla cagna Pequena, mentre con il marito conta in silenzio le assenze, misura il declino, accoglie l’abbandono. Il loro punto di vista riscrive e corregge quello del figlio minore, molto più amato e compreso di quanto non creda. Ma c’è qualcun altro che guarda attraverso i loro occhi, tocca con le loro mani, integra i vuoti tra le righe. Le voci dei singoli componenti della famiglia sono tenute insieme dal silenzio apparente dei morti che abitano il cimitero di fronte casa, dove Justina si reca tutti i giorni a ripulire le tombe, a cambiare i fiori e nutrire la memoria. Dove José Fernando porta con sé il piccolo Rafael, per sfiorare il volto dei defunti con le dita del piccolo che ne toccano le foto sulle lapidi.
La narrazione procede nella sospensione a tratti ossessiva di un’atmosfera nostalgica e rievocativa, confinata tra le pareti della casa dove tutto avviene ed è avvenuto. I rari personaggi esterni al coro sono silhouette appena tratteggiate, che ripetono tutti i giorni gli stessi semplici gesti, mentre le voci dei narratori aggiungono sempre nuovi fili alla trama familiare. Finché un’ultima voce non disfa il disegno, confondendo l’incubo con il sogno, mescolando la realtà con l’immaginazione, al punto che non siamo più in grado di distinguere la vita dalla scrittura.
Chiara De Luca