Gabriella Grasso, Quale confine

Gabriella Grasso,Quale confine
ISBN 978-88-99274-62-7

pp. 88, € 12

Nella solitudine lo sguardo bambino cerca gli occhi degli altri come un abbraccio, ma gli sguardi si mancano a vicenda come mani che falliscono la presa. Come riconoscersi allora? Occorre far entrare dagli occhi il paesaggio, apprendere la minacciosa quiete del Vulcano, assorbire energia della colata lavica racchiusa nel sedimento freddo del dolore; indossare il silenzio del bosco nella sua magnificenza, sentire su di sé lo sguardo di tutti gli animali, mettersi a fuoco, abbandonarsi al “sacro abbraccio della pineta”, con la pigra saggezza della lucertola. Nascere è scavalcare l’ostacolo del tempo, ritrovare la magia del migrare e dell’incontro come “il solo modo di stare nel mondo”. È chiamare a raccolta tutti gli sguardi assenti che sembravano spenti, evocarli dalla notte del ricordo. Lasciar andare chi parte baldanzoso, diretto a grandi imprese, abbracciare umilmente  la quiete di un’attesa senza movente, che non chiama ritorno perché tutto quello che manca lo ha dentro. Paesaggio interiore e paesaggio esteriore si riflettono e corrispondono, passato e presente ss’interrogano l’un l’altro per trovare la spinta di nuove domande. “Le persone diventano luoghi” senza confini e lo sguardo ne contiene cento incontrati negli anni e cento altri da generazioni precedenti. Il viaggio di ricostruzione è ritorno al seme, da cui tutto può ancora germinare, fino a sfiorare “anche senza vederlo, il confine”.

Dalla Prefazione di Chiara De Luca

Datemi un orizzonte
un pianoro su cui lanciare
lo sguardo
libero come un oggetto
che precipita
vivo come animale
in una corsa strenua
e necessaria
Avessi almeno
l’impulso il tremore l’impazienza
di andare incontro ad una prospettiva
di intravedere forme amate
oltre questa cortina
forme di senso
oltre questa cortina
di silenzio

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