Renzo Zaccaria Bossi, Lettere sospese

Renzo Zaccaria Bossi, Lettere sospese
ISBN 978-88-99274-83-2
pp. 202, € 12

Lettere sospese di Renzo Zaccaria Bossi è molti inizi. Non si risparmia, comincia molto senza promettere nulla, è generoso soprattutto. Tracce di viaggio e appunti d’amore, illuminazioni imagiste e sogni con palpebre a mezz’asta, atlanti di istantanee e lettere scritte varcando le nuvole: tanto cielo, tanto alto, tanti inizi. Lo scrittore è giovane (1997, dice l’anagrafe), ma il cantore di questo libro è un Odisseo maturo, che del peregrinare conosce l’opacità delle sale d’attesa e l’epifania in agguato dietro ogni sedile; è un aeronauta che sa distinguere nell’onda l’inatteso e la ripetizione; anche se è stanco, sa stupirsi; ancora in volo, sa accorgersi di quanto azzurro sta lasciando, sopra di lui, e lo canta.
Poesia fresca, non tanto perché esordio di un autore giovane, ma perché poco o nulla tiene a pavesarsi di scuole e maestri, senza sottolineare a ogni occasione quanti libri abbia letto e ben assimilato: i libri giusti, s’intende, quelli che spingono tanti giovani poeti a non sentirsi pronti finché non si sono allenati alla stessa cadenza degli altri. Niente maestri, dicevo, ma una tradizione e un sapere ci sono, mediati dalla musica (Renzo è anche cantautore e musicista), anche se non troveremo ritmi regolari, né ballate né canzonette, ma lettere, come chiarisce il titolo, con la capacità di sostenere un discorso poetico anche per tre, quattro pagine. Due sono i destinatari di queste missive: c’è innanzitutto la donna amata, vicina o assente, che siano capelli dove appoggiarsi un’ultima volta o certezza che allarga i polmoni; e poi c’è quell’amico, per nulla immaginario, che ogni poeta si porta accanto, ovvero l’uomo-ascolto, il tu necessario per confidarsi ed esprimersi, quell’altro-io che purtroppo ci abituiamo, invecchiando, a non interrogare più, quasi temendo di disturbarlo.

E invece il poeta disturba, interroga, si confida, si accompagna alla chitarra anche da solo; se ci sembra normale farlo a vent’anni, solo a vent’anni, in realtà è vitale continuare a farlo ogni giorno. “A vent’anni si tenta la poesia, a cinquanta si pensa che bisognava insistere” scriveva Ennio Flaiano. E queste pagine sono sospese, cioè ad alta quota, ma sono anche sospese perché offerte, già pagate per noi dall’autore con monete di vita: queste pagine ci invitano a insistere, a farlo oggi, a prendere appunti in ogni nostro viaggio, anche scomodi, sul letto o in aereo, rivolti a un anonimo scalo internazionale o al più remoto e nebuloso iperuranio. Prendiamola, la penna, o la matita, o la tastiera, senza paura di farci riconoscere dai nostri compagni di viaggio per quello che siamo: scrittori di lettere, artisti del bonus track, poeti che hanno ancora qualcosa da dire, e ancora, e ancora…

Dalla prefazione di Stefano Serri

Lettere sospese

Tra le nuvole e il vento,
mi sei vissuta accanto.
Senza sapere di essere guardata.
Regina di spensieratezza
che balli su un cielo d’estate.
Il tramonto più bello lo vedono i fiori.
Artisti oggi e sognatori d’inverno.
Il tramonto più bello è nei tuoi occhi,
che specchiano la rugiada dei passi.

 

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