Stefano Leoni, Basse verticali

Stefano Leoni, Basse verticali
ISBN 978-88-96263-22-8
pp. 56, € 12

C’è un verso di Basse Verticali che, nell’idea strategica di fornire una chiave d’esordio al libro, paragona il fare versi all’appendere quadri alle pareti. Che cosa ci fa vedere Stefano Leoni, perfezionando di libro in libro i ritmi e le cornici con cui inquadra la sua visione? Al di là del quadro, sparsi lungo le fughe di una difficile prospettiva, siamo noi che veniamo restituiti all’esterno, noi lettori che così ci leggiamo attraverso figure che si stagliano in un lontano panorama umano, dove siamo rimpiccioliti, diminuiti nei nostri orgogli e pretese, ridotti a pochi tratti essenziali. In quest’opera ognuno può forse trovare per l’appunto la pochezza del proprio sosia, e il frequentatore attento della poesia d’oggi non tarderà a riconoscere tratti comuni ad altri scrutatori della poesia: l’estraneità della solitudine di chi guarda la nostra umanità farsi a pezzi sotto i colpi di tanti paradossi. La possibilità di raccontarla viene colta da Leoni nella costruzione di tanti frammenti contigui, soprattutto nelle parti “Storie soldate” e “Cronaca locale”, dove gli uomini ci appaiono davvero poco più che sfoghi della terra, anche quando fieri s’ergono su trampoli sociali.

Dalla Prefazione di Guido Mattia Gallerani

Sottrazioni

Aria umida e l’odore dai camini
non sale a fingere di disperdersi nel nulla,
dieci metri sopra le case
è già cielo come nel disegno dei bambini
una riga azzurra che è confine e distanza
poi ci penseranno i venti e l’idea di infinito
per noi salvi nel finito la sottrazione
è una irrinunciabile amnistia
Inspirare così a lungo
e sgonfiare l’intera bolla, assicurarsi
il ritaglio di un tempo nel vuoto inaccettabile,
e tutto l’avvenire,
come un branco di pesci in un rivolo asciugato,
contrarsi negli spasimi aspettando
una galassia a ricomporsi, un nuovo sistema solare,
la misericordia degli equilibri astrali.

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