Teodolinda Rosica, Sottopelle il sale

Teodolinda Rosica, Sottopelle il sale
ISBN: 978-88-99274-77-1
pp. 128, € 12

Buio, silenzio, abisso, macerie, desolazione… sono le parole che ricorrono con maggiore frequenza in questi testi, assumendo ogni volta sfumature di significato differenti. Sono parole chiave che aprono zone intermedie, dove l’ispirazione si manifesta per accensioni, originando dall’inconscio figure sempre nuove, in una sospensione “tra follia e giorno”, tra notte e alba. Il poeta segue l’andamento del verso, nella direzione di un “nuovo nucleo”, quello dell’Arte, dove le leggi si annullano e le cariche cambiano di segno, per riscrivere il reale e rinominare le cose, riaccendendo parole ormai logorate dalla consuetudine dell’uso.
Il pellegrinaggio alla ricerca di sé richiede coraggio al limite dell’incoscienza e disponibilità a lasciarsi ferire, graffiare, colpire dalle incognite in agguato sul percorso. Il poeta procede su sentieri impervi, tortuosi, accidentati, disposto ad attraversare strade mai battute, che potrebbero non portare da nessuna parte. Assorbito dalla sua ricerca e concentrato su ogni segnale che possa indicare un verso, il poeta non può curarsi delle “buone maniere”, della prudenza, né valutare quello che sarebbe opportuno di volta in volta fare. Il poeta non riesce a non cadere. Deve barcollare, inciampare, sbattere, sporcarsi del reale con gli occhi al cielo in cerca di una direzione. Di tanto in tanto però deve tornare lì, “in quel vuoto che risucchia / e scaraventa”; deve lasciarsi marchiare dalla cifra della poesia, che s’inscrive nel corpo e lo pronuncia come un rispecchiamento dell’attorno. Il poeta deve risalire alla sorgente: la mente che lo ha partorito, ovvero farsi poesia incarnata, per poterla agire e riconoscerla in tutto quel che i suoi sensi sfiorano, o anche soltanto intuiscono dal buio.

Dalla Prefazione di Chiara De Luca

La parola è truffa
la verità deraglia
come un treno squinternato
Osservo
su rotaie arrugginite
i deportati dell’anima

 

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