Filippo Bruschi, Kallasmachine
ISBN 978-88-99274-84-9
pp. 50, € 12
16 settembre 1977. Mezzanotte. Ka afferma di essere Maria Callas, rivivendo la biografia della “divina” di cui i media hanno appena annunciato la morte. Ma qual è la vita raccontata da Ka? Quella di Callas o la deformazione della propria? Qual è la ragione del suo cerimoniale?
Kallasmachine è una partitura per attrice, o attore, costruita come un puzzle di tutte le voci che intessono il personaggio di Ka, un nastro sul quale Ka cerca di registrare una linea melodica – che potrebbe essere la sua biografia – senza mai riuscirci. Nel tentativo di costruirsi come persona, Ka mette in scena una sorta di carnevale dell’intimità, un proliferare di discorsi e performance. Alla fine di queste prove a sipario alzato, tuttavia, non ci possono essere che la morte e la dissoluzione nell’universo.
Molte opere letterarie e cinematografiche sono state dedicate a Maria Callas negli ultimi anni. Kallasmachine vuole andare oltre la personalità della cantante per farne il simbolo di un passaggio dal XX al XXI secolo. Nel suo oscillare tra dato biografico e identità mediatica, Ka racconta il trionfo dell’immagine-merce e la crescente difficoltà per l’essere umano di costruirsi come soggetto. Si può ancora esistere senza raccontarsi come una rock-star, come una lyric-star?