Collana Orly – Poesia belga contemporanea
Colette Nys-Mazure, Il grido dell’alba
ISBN: 978-88-96263-29-7
pp. 156, € 12
Disossata, prosciugata, concentrata: una frase quasi marginale – neanche una frase, una chiusa ad effetto – scritta una volta da Gerard Genette in un suo famoso libro suonerebbe perfetta ad aforisma (questa la suggestione) di Il grido dell’albadi Colette Nys-Mazure: «un poème en prose devant être aussi un poème de prose». Che cosa intende il buon teorico – chiedo allora interrogandomi affascinato – con questa ribaltata provocazione baudeleriana, e che però sento veritiera e tuttavia insondabile come un oracolo? Che forse quel “sottile rumore della prosa”, come lo chiamava Manganelli, si possa solo riconoscere, senza trovarvi una ragione, così come s’impara ad accettare che un viso corrisponda proprio al nome di un lui, di una lei?
Forse me lo chiedo perché io, infatti, non saprei scomporre la prosa poetica del libro per indicare, rapito da una follia metricista, il confine certo in cui anche una prosa può diventare poesia. Non so nemmeno, riflettendovi, e magari non lo sapeva neanche Genette, se sia lecito farlo. È però altrettanto vero che se Nys-Mazure ha appreso l’arte segreta del poème en prosenon c’è riuscita per qualche prestigio della carta; come ogni scrittura, anche la sua prosa poetica ha regole e leggi insospettabili, criticamente rispettabili forse perché proprio funzionalmente taciute.
Dalla prefazione di Guido Mattia Gallerani
tremeremo sul passo delle porte
chiuse per sempre
sbatteremo contro il legno spietato
miraggio di una sorgente
che sarebbe sgorgata da un altrove
non da questa cosa viva che siamo
*
non è più tempo di vagabondaggi
il passato irriga il presente
la nostalgia
appesa ai ricordi
svanisce in polvere
al fuoco dell’istante
la nostra vita prende fuoco