Jorge Reis-Sá, Istituto di antropologia

Collana Beija Flor – Poesia portoghese contemporanea
Jorge Reis-Sá, Istituto di antropologia
ISBN: 978-88-99274-36-8
pp. 274, € 12

Se in ogni opera poetica, come sembra, esiste una parola chiave che agevola l’ingresso e il percorso nel mondo di un poeta, quella che senza dubbio ci aiuta nel caso di Jorge Reis-Sá e della sua raccolta poetica qui presentata in traduzione, è sicuramente la parola “Dio” nelle sue differenti declinazioni : Signore, Padre, Figlio, padre.
Nelle 60 poesie di Istituto di Antropologia, raccolte dall’autore e tradotte da Chiara De Luca, “Dio” – con Signore, Padre, Figlio, padre – occorre più di 60 volte: una non-parola, come si dirà più avanti, che diventa strumento di poesia tanto da rendere possibile tutti i versi.
Se volessimo seguire il poeta portoghese nei suoi scherzi scientifici, a cominciare dai titoli delle sue raccolte qui tutte tradotte e pubblicate, potremmo effettuare anche noi un esperimento scherzoso: Biologia dell’Uomo, che è la prima opera di Reis-Sá, per assonanza semplice potrebbe diventare benissmo una Diologia dell’Uomo e rappresentare l’ingresso in casa di Dio Nostro Signore come lo rappresenta appunto il poeta, tra le braccia di un prete (padre): un figlio dunque vestito da padre che porta in braccio un Padre come se fosse il Figlio!
Questa immagine potente in Dharma & Greg è all’ingresso della “casa” ed è così perfettamente circolare da suggerire l’idea che da sempre la biologia, lo studio della vita, è di fatto anche una diologia, lo studio di Dio. E ancora di più: sempre lo studio, la ricerca, la meditazione sulla parola e quindi sulla vita è anche meditazione, ricerca e studio sulla non-parola (silenzio) e sulla non-vita (morte).

Dalla Prefazione di Giuseppe Ferrara

Siediti lì

La sedia è vuota, un corpo assente non scalda
il legno che le dà forma. E non sento il messaggio
che mi hai chiesto di dare, né la tua voce forte che grida
ragazzi all’ora del risveglio. Sento il tuo abbraccio, nel
corridoio, a Gaia, e gli occhi inumiditi dall’insolito

congedo. Il sole fugge. Ma il crepuscolo disegna
l’ombra che ho incollata ai piedi. O lo specchio,
coperto dal tuo volto. Padre: sei tu la mia ombra.

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