Collana Alfabet – Poesia nordica contemporanea
Morten Søndergaard, Ritratto con Orfeo e Euridice
ISBN 978-88-96263-31-0
pp. 106, € 12
Al Museo Nazionale di Napoli è possibile ammirare un antico rilievo che rappresenta Orfeo, Euridice e Hermes nell’istante in cui Orfeo si è voltato per guardare Euridice, l’istante in cui Hermes deve riportarla negli Inferi. Rilke scrisse del rilievo in una delle sue Dinggedichte più forti e rimarcò la “concretezza” nella tipografia del titolo: Orfeo. Euridice. Hermes
Il punto dopo i singoli nomi dona semplicemente al titolo una dimensione scultorea. I nomi escono in modo statuario dall’immaterialità della lingua, poiché i punti sottolineano la propria concretezza, come un rilievo che mette in risalto parti della superficie della pietra per formare delle figure.
Ma non c’è alcun punto dopo Hermes. Hermes è sempre in movimento. Da un luogo all’altro e ritorno. E esattamente come Hermes, la poesia del danese Morten Søndergaard è sempre diretta da qualche parte, sempre in movimento. La sua ultima raccolta tratta molto concretamente del camminare, ma la sua poesia in un certo senso è sempre in cammino per rendere dinamici i modelli in cui ci muoviamo e ai quali in qualche modo siamo legati – che si tratti dei codici del DNA o della mitologia antica.
dalla Postfazione di Elisabeth Friis
Orfeo è
abbandonato a monosillabi: che, tu, che. E Hermes con
il messaggio di morte e il dito sul labbro, ssssh: Euridice è morta.
Io non so dire come sia. Nessuno sa dire come sia,
quella cosa,
la morte, non esiste
in vita; le approssimazioni del sonno e dell’orgasmo non fanno
impressione, noi non dobbiamo morire, pensiamo,
penso. Euridice non c’è, solo questo può essere
pensato. Orfeo prova il suo vecchio trucco: canta e canta
e fa librare alberi e autobus e automobili
e gli animali selvatici
diventano domestici e le case si staccano, ma Euridice non c’è.
Lui cammina.
Lui scende. Scende per il pendio
e Euridice è morta
Orfeo
vuole riaverla indietro, solo questo sa dire.
La morte deve tornare indietro.