Veza Canetti, L’Orco

Collana Danubiana – Letteratura austriaca
Veza Canetti, L’Orco
Traduzione e introduzione di Danilo Bianchi
ISBN: 979-12-81236-04-2

pp. 184, € 15

Se un dramma composto negli anni Trenta del Novecento inizia con un prologo che occupa i primi due atti, ai quali si attribuisce la funzione di esporre gli antefatti della vicenda; se lo sviluppo dell’azione rappresentata avviene nei due atti successivi che constano di due scene ciascuno; e se l’atto conclusivo si configura come una catarsi – più terapeutica che estetica – che impedisce la fine rovinosa della protagonista ed è suggellata da una delle ultime parole della prima parte del Faust di Goethe; allora è evidente che l’autrice non ha avuto alcuna intenzione di inserire il proprio testo scenico nel solco di una drammaturgia contemporanea già ben consolidata e, in qualche caso, anche sperimentale. Né tanto meno, malgrado le affinità di orientamento politico e poetico, di accogliere gli stimoli di un rinnovamento della tradizione del dramma popolare (“Volksstück”), come l’aveva intrapreso Ödön von Horváth.

In questa scelta di una struttura drammatica piuttosto tradizionale, e quasi classica, si avverte una esplicita volontà estetica della Canetti di conferire al contenuto complessivo della pièce teatrale un carattere di esemplarità e di universalità che comporta un ben congegnato ampliamento e un conseguente approfondimento dei nuclei tematici del romanzo La Strada Gialla, ambientati entro gli stretti confini di un microcosmo rappresentato dalla via di un quartiere popolare di Vienna.

Senza abbandonare la predilezione per le antitesi e i parallelismi, che si ritrovano spesso nella narrativa, le coordinate spazio-temporali definite sin dall’inizio, nelle indicazioni di regia, infondono al dramma un’ambientazione che permette di stabilire con maggiore ampiezza un “nesso di precisa storicità e universalità esistenziale”nello svolgimento del conflitto famigliare fra Iger e Draga, in cui si rispecchiano le più ampie contraddizioni che caratterizzavano la prima repubblica austriaca, nella quale le idee più moderne della Vienna progressista si scontravano con quelle ancora legate all’arretratezza dei costumi e agli anacronismi delle province dell’ex monarchia, come la Bosnia, la terra di origine dei due coniugi.

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