Collana Libellule – Poesia francese contemporanea
Jean-Claude Tardif, Della vita lenta
ISBN: 978-88-96263-41-9
pp. 140, € 12
Novembre non si agita, s’incolla alla consuetudine, ostinato e colmo di rappresaglie. Respira i mali del sale, più simile a un presagio che al terrore, più vicino a una nuova leggenda che all’eterno dimenticare. Dorme un indovino nell’autunno di queste pagine, una speranza che custodisce evocazione e modestia. Un’andatura paziente che scopre la vita nel suo incedere. Ci sono regole non scritte che trasformano la nostra esistenza. Che ci permettono di credere alle fiabe. Regole che arrivano da altrove. Dal fumo della pipa, da un treno che solca il bosco, dai piedi di una bimba che gioca a Mondo. Buttiamo il gessetto per terra. Chi andrà fino all’inferno? Chi ne ha preservato il ricordo? Una memoria di nomi impronunciabili emerge dal bordo dei giardini, amori affamati che hanno smarrito il ritorno– diventano lontananze, voli di piccioni. In questo libro di Jean Claude Tardif i confini sono aspri. Semplicità e silenzio come labbra di un’unica bocca, si contendono ogni sillaba, ogni piccolo tremore. Sulle panchine, un sole timido scalda le copertine dei libri. Tra un clacson lontano e le ultime tracce di rugiada, piccoli fuochi sonnecchiano nei riflessi delle finestre, concedendo ai versi il giusto tepore, l’eco di un cielo delicato. Da questi risvegli il reale affiora come uno spettacolo raro. Che va colto tra i fumi dei camini, nel vivere comune del pane sulle tavole. La poesia percorre vie impervie, tracciando un credo che non dà risposte. Si affaccia con rispetto alle soglie del racconto, in un movimento lieve, oltrepassa i rumori senza agonie. Sfugge al tempo, firma le ossa dello smarrimento. Qui nasce una misura senza la quale gli spasmi sarebbero violenti,un metro velato che accarezza il viso con dolcezza, donando al profondo un continuo riaffiorare di parole. Una febbre leggera che cesella storie brevi, alle quali è necessario prestate orecchio, per far si che il cuore ne assapori la natura di miele e lupi. L’anima di Della vita lenta è intrisa di rifugi, di periferie e vagabondi vicini alla danza della sera– d’un pianto che cerca l’angolo più caldo del libro, per perdere la pettinatura in un bacio, per sciogliere il destino delle atrocità, in un testo che si posa sui nostri occhi, attraversandoci, come fossimo salici al vento.
Gianluca Chierici
Silenzi in cui non oserò più il tuo nome
strana giunchiglia dei mattini d’inverno
quando il cielo sarà così leggero
Sollevarti al di sopra del mio viso
sarà ricordo di nuvola,
storia di neve
riflessi dei racconti che non narrerò più
per meglio saperli sulle tue labbra
punteggiate di canti di uccelli
e la febbre che più a lungo
ci fa adorare le nostre vecchie giovinezze