Béatrice Libert, Quello che invecchia sulla pazienza dei frutti verdi

Collana Orly – Poesia belga contemporanea
Béatrice Libert, Quello che invecchia sulla pazienza dei frutti verdi
Prefazione e curatela di Yves Namur

Disegni di Francis Joiris
Traduzione di Chiara De Luca
ISBN: 979-12-81236-22-6
pp. 310, € 20

Nel suo romanzo, La donna allo specchio, Éric-Emmanuel Schmitt ci fa incontrare tre donne che attraversano il tempo e che sono probabilmente una sola. È molto plausibile che, se Béatrice Libert si guardasse in quello stesso specchio, ci sarebbero più di tre donne da conoscere, forse una decina…. se non di più!

Quello che invecchia sulla pazienza dei frutti verdi cerca proprio di scoprire, o almeno di intravedere, i molteplici volti che Béatrice Libert porta in sé da quasi quarant’anni che si è seduta al tavolo di scrittura. Se il suo Petit bréviaire amoureux [Piccolo breviario amoroso], oppure, più di recente, Au seuil de l’ange [Sulla soglia dell’angelo] hanno fatto di lei un cantore incontestato dell’amore, al punto tale che un Pierre Perret l’inserirà dal 1995 nella sua antologia La poesia erotica, come l’aveva fatto, in precedenza, Pierre Béarn, è urgente, mi sembra, percorrere a grandi passi i numerosi sentieri di riflessione che ha potuto imboccare di libro in libro, quelli dove in realtà la sua opera si dispiega in tutti i sensi, dalla gravità alla morte, dall’inatteso all’amore. Senza rispondere alla domanda che l’autrice pone a se stessa: per quali strade ho danzato la mia vita?

Arbitrariamente ho scelto, con il tacito accordo di Béatrice Libert, di attraversare il suo lavoro poetico secondo alcuni punti di riferimento che potrebbero inquadrarla al meglio, sapendo che altre porte, altri ingressi rimangono spalancati. Piuttosto che considerare un lavoro il cui filo conduttore fossero le date di pubblicazione dei suoi libri, ho così preferito seguire Béatrice Libert, come l’Alice di Lewis Carroll, dall’altra parte dello specchio, dove operavano, nel disordine, la curiosa, la ribelle, la pensante… e alcune altre donne da amare.

Dalla prefazione di Yves Namur

Questo giardino d’erbe folli
Chi l’ha piantato in te?
Lo semini andando
Di nigella in gladiolo
Dalla malvarosa
Alla fonte invisibile
E non sai mai
Se sei tu ad attraversarlo
O lui a camminare in te

***

Ed eccoti qui, figlio del vuoto e dell’amore
Una parola in te feconda il mattino
Come un ciottolo nel caldo della mano
Vai verso il tuo nome
Vai verso ciò che non è ancora accaduto
Vai verso la tua promessa
Nel più nudo silenzio una poesia ti aspetta

(Promessa)

***

Ho perduto il mio nome?
Ho smarrito le chiavi della mia vita
L’odore della mia infanzia?
Cos’ho abbandonato
Nella notte che verrà
Sotto una pioggia diagonale?

Esiste un posto dove riconoscermi?

(Sunday, Hopper, 1926)

***

La pioggia non riesce a lavarti il viso

Il tuo cuore batte in quello dell’albero
Non dimentichi la tua origine

Abbandonata alla tempesta t’invischi
E annodi luci violente
In contrade perdute

Ascolti Dio camminare sul silenzio
E le tue mani non sanno più cosa dire

***

Ogni volta che lo guardo
Quest’olivo contorto dallo spavento

È la mia morte che vedo
Mentre il cielo veemente

Asciuga senza dir niente
La saliva dei venti

***

Dormire contro la tua notte il mio sogno incastrato nel tuo Attraversare il sagrato delle nostre anime Accarezzare l’ambra dell’oblio Prendere calore all’erba rosa delle nostre pance Aprire la strada verso l’orizzonte del verbo Dormire contro la tua notte Seminare sonno alle quattro lune della casa

(Dormire)

***

C’è in noi
Questo tremore di foglia
Questo silenzio di rugiada
Che firma la notte fertile

Una ninfea si attacca al giorno
E si apre nei nostri petti

Siamo vivi
Sotto migliaia di strati
In fondo a un pozzo artesiano
Che conosce soltanto la sete

Ah! Gettare al fuoco le proprie paure
E ballare sulle braci…

***

La poesia
Può nevicare in piena estate
L’assurdo è un latte
Di cui fa le sue delizie

Ignora superbamente
Dove risieda la verità
A quale insegna
Di quale drogheria

Al suo polso non è
Mai l’ora di sapere

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