Pedro Serrano, Torba

Collana Quetzal – Poesia messicana
Pedro Serrano, Torba
Traduzione di Chiara De Luca

ISBN: 978-88-96263-69-3
pp. 132, € 12

Un mondo di pietra, che s’indurisce e poi si sbriciola, è il protagonista di Torba, quarta raccolta poetica di Pedro Serrano. Nell’universo dell’artista messicano la parola, il corpo e la storia si solidificano, diventando labirinto: il poeta non è che un fossile e anche le emozioni si fanno inorganiche. Ma la solidità minerale della realtà cede alla frattura e “la geometria rugosa della storia” si risolve in una fuga di frammenti non più correlabili tra loro. Anche il linguaggio risente di questa sfaldatura, così che l’unico collante rimasto in questa babele è l’accostamento di termini secondo un codice irrazionale, quasi surrealista, capace di generare immagini inattese (“una nappa di paura”, “un’amaca di dolore”). Dalla bocca del poeta, spalancata o ferita, gravata dalla “nomenclatura nella mandibola”, non emerge la gioia del canto, ma lo sforzo puntuale e la tensione del ridare un nome alle cose, come un nuovo Adamo. Il libro di Serrano, tradotto da Chiara De Luca, si configura come un’opera di pietra, a tratti grezza, a tratti cesellata, ma che si arrende al miracolo quotidiano del sole, “pietra miracolosa”, e alla vittoria del bianco: perché solo nella luce del mezzogiorno si realizza “il tremore azzurro del certo”.

Come fossi luce si adatta la luce,
all’estremo si tende il chiarore.
Sulla spiaggia la sabbia si dispone,
forma grumi, spirali, precipita.
Il chiarore del giorno la convoca,
tocca i grani e le ombre, riversa
calore e una dimora, abita.
Sole di settembre colonizzatore,
fiasco di luce umana.
Come fossi luce mi abita la luce,
riva di colori, pioggia rosata,
acqua di pietraia alta e chiara,
farisea la luce, anfora di lune,
stasi e chiarore di brezza.
Aria di luce, la calma tenta e vibra,
apre ali intirizzite, grida.

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