Collana Beija-flor – Poesia portoghese contemporanea
João Luís Barreto Guimarães, Tu sei qui
ISBN: 978-88-96263-68-9
pp. 120, € 15
I poeti delle ringhiere, resistenti a ogni ansia di fama, si fermano sulle scalinate, rischiando di essere ignorati o spintonati; attraverso il metallo traforato, leggono i segni lasciati sul ferro o sul marmo da una chiave sfregata sovrappensiero; scrivendo ricostruiscono maniche, borse della spesa, giocattoli branditi, indugi, biglietti caduti, vecchie gonne che proprio lì hanno perso, strusciando, tutti i fiori – non tutti, forse, perché alcuni, chissà, sono rimasti impigliati tra le losanghe del marmo o i gradini.
Sanno quanto fiato hanno. Piuttosto che impiegarlo per dimostrazioni di forza o per superare i record stabiliti da altri, lo tengono, il fiato, e lo incanalano in un sussurrare più umano, intimo e civile, per raccontarvi, di quel palazzo dove sostano, i tappetini e le vetrate, la cantina e la tegola sbreccata. Sono poeti che a volte parlano nell’ora in cui dormono tutti, ma non vi svegliano con urla, né infastidiscono con la chiacchiera: al massimo, un po’ di quel loro fiato vi s’infila nel sogno. Sono poeti che, da quella ringhiera, vi salutano per nome e promettono di ritrovarsi il giorno dopo, e fanno poesie persistenti come gli odori (buoni o no) delle case.
I poeti delle ringhiere non hanno paura di salire, lo dobbiamo ricordare, ma riescono a inseguire, anche fermi sul gradino, la coraggiosa bellezza di un canto orizzontale.
Dalla prefazione di Stefano Serri
Indagine sul potere
In certe notti gli uomini si dirigono
in un angolo della sala per confrontare
le loro imprese. Un simposio d’insoddisfatti.
Con il gesto ominoso della
combustione del tabacco brandiscono argomenti
attenti alla porta aperta (a quel
gradino offerto perché ancora
possano uscire). È il carnevale del potere
nel suo
piccolo splendore (i vincitori a vendemmiare
il raccolto dei vinti
commentando con sdegno le misere
fatiche di Sisifo).
Spio la scena da lontano. Non
bevo non gioco e stanotte (al-
l’essere costretto a divagare)
preferisco parlare di donne.
È molto meno osceno.