Collana Averla – Poesia africana
Omer Massem, Matière de lenteur/Materia di lentezza
978-88-99274-65-8
pp. 320, € 15
Avremmo dovuto capire le dimensioni dell’Africa. Ora le sappiamo: l’Africa è più grande dell’Europa, della Cina e dell’India messe insieme. Sì, ma un europeo dice Africa e basta: un continente senza nazioni. E un intero continente può essere l’“unica alternativa” di Pasolini? Nel 1961, sì: ad un intellettuale europeo bastava la parola, e la parola agiva come un mondo, al posto del mondo vero. Oggi no. Anzi: bisogna evitare il più possibile l’approssimazione, anche nella lirica.
Per un intellettuale africano non è mai stato così. Se un uomo di Brazzaville dice Europa, ha già un occhio preciso sulla Francia: lei è l’ex colonialista, e lui penserà a se stesso come all’ex colonizzato. Naturalmente penserà in perfetto francese. E – se vuole scrivere – scriverà in francese, anche se Brazzaville è a 6.000 chilometri da Parigi.
Immaginiamo che l’uomo di Brazzaville sia un intellettuale. Oggi, per lui, l’“unica alternativa” è darsi una residenza, ma non nel senso lirico e generico di Pasolini. Deve decidere se inserirsi in Occidente – dove sarà assorbito, come una nuova risorsa, tra i molti – o restare in patria, tra i pochi. E così l’unica alternativa al molto dolore è darsi un posto: dove andare e come scrivere. In Europa? Ma “Portogallo e Francia hanno / grattato via a forza di metallo / le tradizioni degli antenati”.
Grazie, Francia. E uno scriverà lo stesso in francese.
Ma il colonialismo non ha fatto tutto da solo. Basta sentire la musica dei Super Boboto de Brazzaville. Si diventa folklore o una letteratura da laboratorio di comparative studies. È un punto furioso: Massem cita gli SSB nella stessa poesia in cui dice mafia e piovra. Cioè: la decadenza è una e molteplice, innocua e armata, caso per caso. Così i territori sono spopolati. Moulandou non vivrà, perché ci sono solo due vecchi. Le tradizioni sono decadute.
Non si vuole mai scomparire da soli, ma si scompare. Bene: chi vuole scomparire con noi?
Dalla Prefazione di Massimo Sannelli
L’anima di questo paese ha un accesso difficile
la si incontra nella brava gente
avanzando lentamente in quelle altezze senza fine,
la mia mano è guidata da una voce che non esita
ci si ritrova fra le braccia dell’altro
nel perimetro acceso
dove guardiamo la materia di lentezza
e non è più possibile affrettarsi.
Si deve ascoltare serenamente il silenzio della lentezza,
che, nello sgomento dell’incontro, rivela
la storia degli uomini di qui.
Così si entra nell’anima degli antichi villaggi,
massangui, ma anche moualou, kitomissa,
dove i clan si sono dispersi per le unioni future.
Alla fine quelli che amano arrivano
in queste terre di denudazione
dove la modernità non ha messo radici