Collana Danubiana – Letteratura austriaca
Gustav Heinse, Il monte in fiamme
ISBN: 978-88-96263-83-9
pp. 56, € 12
Pur nella sua brevità, nulla manca in questo inusuale diario. Il succedersi delle date e delle indicazioni di luogo attribuisce ai singoli frammenti il carattere dell’ufficialità. Tempo e spazio precisi vogliono rendere credibile, perché a posteriori verificabile, quanto potrebbe apparire fantastico nella sua smisuratezza. Heinse sa che il mezzo da lui scelto per testimoniare, la poesia, è solo uno strumento di traduzione intellettuale e fantastica della realtà e non può pretendere di esserne una fotografia obiettiva. Ma naturalmente Heinse vuole essere creduto e, consapevole di quanto sia arduo l’obiettivo che si è prefissato, vuole quindi servirsi di tutto quello che la scrittura gli offre per almeno cercare di mediare il livello emotivo di quel vivere. Nella consapevolezza dell’insufficienza della parola, conscio della sostanziale “non-dicibilità” e “non-credibilità” di quanto sta vivendo, prova a suffragare le sue impressioni ricorrendo a una serie di dati sensoriali violenti e incontrovertibili. Le percezioni ottiche, uditive, olfattive – fetore di marcio, fetore di cadaveri, luci balenanti, squarci abbacinanti, un colpo, stridulo e secco, all’orecchio, nel cervello – si susseguono in un continuum espressionista in cui uomini e terra, fango e ossa si impastano […].
Dalla Postfazione di Paola Maria Filippi
Razzi riducono la notte a brandelli.
Si fa chiaro sopra i crateri.
Con volti sfigurati
i giovani si scrutano.
Il fronte è attivo, così bianco e rosso.
Non pensano a nulla, neanche alla morte,
solo a una cosa: a tenersi ben saldi al terreno.
Protegge, ha buche e fossati e falde.
Qualcosa si muove là avanti. È sospetto.
Colpo su colpo…
più forte il rombo, più violento il fuoco.
Scoppio su scoppio
accanto alla trincea, nei reticolati.
Furioso sibilare e fischiare e miagolare…
Vedremo mai il giorno che verrà?
Più vicino e ancora più vicino si fa il temporale.