Manuel Machado, Per lasciare l’ultima luce

Collana Encina – Poesia spagnola
Manuel Machado, Per lasciare l’ultima luce
ISBN: 979-12-81236-37-0

pp. 212, € 15,00

Manuel Machado fratello maggiore di Antonio Machado, è una delle figure più rappresentative dello spirito modernista nella poesia spagnola del suo tempo. La sua personalità cosmopolita e andalusa si traduce in una lirica in cui il gusto modernista coesiste con i motivi popolari.

Nel 1883 si trasferì con la sua famiglia a Madrid e si formò all’Istituto di Libero Insegnamento. Visse a lungo a Parigi, dove entrò in contatto con la poesia simbolista francese. Nel 1910 sposò Eulalia Cáceres, donna profondamente religiosa, e lavorò come archivista e bibliotecario. Durante la guerra civile, collaborò con l’apparato di propaganda nazionalista e fu eletto membro della Real Academia Española (1938).

Fece i suoi primi passi letterari nella rivista «La Caricatura», fondata e diretta da Enrique Parada, con il quale collaborò ai poemi Tristes y alegres (1894), e Etcétera (1895). Dopo aver incontrato Rubén Darío, che considerava il suo maestro, l’estetica modernista penetrò profondamente nelle sue concezioni poetiche, forgiate anche nel simbolismo francese di fine secolo.

La aparición de Alma (1902), Caprichos (1905) e La fiesta nacional (Rojo y negro) (1906) lo consacrò come una delle figure più eccezionali del modernismo in Spagna, insieme ad autori come Salvador Rueda, Francisco Villaespesa, Eduardo Marquina e (in un primo tempo) Juan Ramón Jiménez. Successivamente, cercò una formulazione più personale e vicina al suo carattere andaluso con Alma. Museo. I cantares (1907) e, soprattutto, attraverso El mal poema (1909) e Cante hondo (1912), dove la musicalità dei suoi versi si rivolse al recupero della copla popolare andalusa.

Oltre all’ìindubbio valore di questi libri e di altri come Ars moriendi (1921) o Phoenix (1936), nell’ultima fase della sua traiettoria si poté apprezzare una propensione verso una lirica superficiale e topica, specialmente con Horas de oro (1938), Cadencias de cadencias (1943) e Horario (1947). Pubblicò anche il romanzo El amor y la muerte (1913) e i saggi La guerra literaria (1914) e Un año de teatro (1918).

Scrisse inoltre in collaborazione con suo fratello Antonio diverse opere teatrali in versi, tra cui Juan de Mañara (1927), La Lola se va a los puertos (1929), La duquesa de Benamejí (1932) e El hombre que murió en la guerra (1940).

 

 

PAESAGGIO DI PERIFERIA

 

 

Parla un albero

 

La città si è estesa… Come lebbra,

le sporche case grigie

hanno invaso la campagna. E i miei fratelli

rovesciate all’aria ne hanno visto le radici.

Solo io sono stato risparmiato. Bruni muri

si alzano in cerchio; e a guardarmi, orribili

occhi rossi, si aprono le finestre

distillando il loro fetore di vita triste.

Ho visto, senza poter fuggire, gli interni

dove l’odio si forgia e nasce il crimine,

e ho visto quelle atroci

bocche che non ridono mai,

porte nere dell’antro, sfrattate

dal sole, orribilmente orribili.

 

Ahi! I miei rami al vento

do sempre, nella speranza che fermo

mi strappi via le radici incrostate

su questo suolo infame, dove erigono

queste orribili prigioni

e della linfa il corso ardente e libero

vogliono distorcere… Io voglio

fuggire, fuggire, fuggire. E il vento continua

ad agitarmi i rami, mentre impazzite

le mie radici lacerano questo terreno.

Solo la tua ascia, boscaiolo, aspetta.

Vieni, brucerò nella tua casa per essere libero.

 

 

***

 

E non sarà una notte

sublime di uragano, in cui le onde

toccano i cieli… La tua barca lieve

naufragherà di giorno, un giorno chiaro

in cui il mare sia allegro.

Ti uccideranno giocando. È il destino

terribile dei deboli…

Mentre un sole splendido

sale allo zenit bello come sempre.

 

***

 

Fantasia di Puck

 

 

La piccola fata

delle pietre preziose

che vive in un corallo,

cerca lo gnomo che abita

la corteccia rugosa

di un vecchio noce.

 

E insieme per mano

per fare marachelle

quella notte vanno,

come sorella e fratello,

lungo i sentieri oscuri

della giungla ideale…

 

Dietro va il suo corteo

di dubbi e sospetti…

E una marcia trionfale

saluta il crimine, vecchio

che ruggisce, e canta piaghe

con la sua voce di pugnale.

 

Vanno i presentimenti

assieme alle intenzioni…

con i ricordi vanno

i cattivi pensieri,

le pazze tentazioni

annegate mentre sgorgano.

 

Tutto quello che c’è da sognare

di un’altra vita perduta,

Quello che è successo o succederà.

Vaghe curve di sogni,

quello che quasi non è stato…

quello che forse sarà…

 

Il corteo discreto

attraversa in silenzio

la selva ideale…

Arriva il giorno tremante

sta per rompere il segreto

l’aurora al suo spuntare!

 

Ma vide solo quando si mostrò

una bolla sopra

le onde del mare…

E una faccia cancellarsi

nella corteccia povera

del vecchio noce.

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