Collana Libellule – Poesia francese
Yves Barbier, Ritratto di chi e perché? (1-55-01-76-540-215/47)
ISBN 978-88-96263-74-7
pp. 140, € 12
Yves Barbier, per lungo tempo, privilegiò l’oralità, poiché credeva nella necessità del recital di poesia, nella poesia vivente, dove il rapporto con il pubblico è diretto. La voce, attraverso il linguaggio del corpo in scena, porta le parole, ne esprime il succo e grazie alla voce dei diseurs/dicitori, Yves poteva toccare un pubblico più numeroso. “Ma nella vita di un poeta”, egli riconosceva, “ci vuole effettivamente il libro per arrivare finalmente a mettere al mondola propria opera, come una nascita. Bisogna essere pronti per questo e io ho avuto bisogno di tempo. Forse perché non avevo niente di essenziale da dire fino ad allora, niente che ne valesse veramente la pena. E poi la poesia diventata libro è la poesia diventata qualcosa che va oltre se stessi; ha la parola per sè e per gli altri. La poesia è una sorta di utopia. Vers: s’y fier ?Affidarsi al verso, verseggiare. In fondo la poesia, ma è vero di ogni opera d’arte, tenta di ridire il mondo, di ricomporlo. Il mondo non mi soddisfa così com’è, quindi nell’insoddisfazione cerco di riscriverlo, di ridipingerlo, di ricomporlo, di ricrearlo. La poesia è armonia perduta e principio di speranza al contempo”. Per Yves Barbier, la poesia è l’infanzia dell’arte, la mano del bambino diventato adulto. Con la sua voce all’opera: l’esistenza!
Dall’Introduzione di Elisabetta Visconti-Barbier
Au noir désert de nos mains
se terrer
lentement
les yeux tendus de silences
Rintanarsi
lentamente
nel deserto nero delle proprie mani
con gli occhi tesi di silenzi